La carbon tax, o tassa sul carbonio, è stata introdotta per la prima volta nel 1990 dalla Finlandia e da allora l’hanno adottata altri 18 paesi europei. Da qualche tempo l’Unione Europea sta cercando di introdurre una carbon tax più omogenea per tutti i Paesi membri e che colpisca inoltre anche le frontiere: sarebbe la prima tassa sul carbonio che si paga anche alla dogana.
La nuova tassa sulle importazioni di risorse o prodotti ad alto contenuto di CO2 potrebbe cambiare nuovamente se passeranno le richieste del Parlamento europeo per modificare la proposta originaria, accelerando i tempi dell’entrata in vigore e allargando il perimetro di applicazione. Per il momento il meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere (CBAM) proposto dalla Commissione europea ha come scopo una modifica delle quote gratuite di emissione per i produttori nel sistema di scambio di emissioni (ETS) esistente.
Dieci anni fa, il prezzo della CO2 nel sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE si aggirava intorno ai 6 euro per tonnellata di CO2 equivalente, un valore troppo basso per incoraggiare le imprese a ridurre le proprie emissioni di gas serra. Nel 2019 al Green Deal europeo è stato introdotto un intervento con il fine di far levitare il prezzo e ridurre drasticamente le emissioni entro il 2030. Da quest’anno l’aliquota ha raggiunto 96 franchi per tonnellata di CO2 ovvero circa 93,60 euro.
Eurofer stima che l’impatto combinato del CBAM e della perdita di quote gratuite nell’ambito dell’ETS costerà quasi 14 miliardi di euro nel 2030 in uno scenario di emissioni identico all’attuale oppure 8,4 miliardi di euro se il settore sarà in grado di ridurre le proprie emissioni del 30% entro il 2030. Dopodiché il CBAM (meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere) potrebbe coprire nuovi settori e materie prime che non sono mai state prese in considerazione fino ad oggi. Analizzando i nuovi trend e l’opinione pubblica in merito al cambiamento climatico, la carbon tax potrebbe non essere incentrata esclusivamente sull’importazione ma anche sulla normale combustione dei fossili per la produzione di energia.
L’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per la produzione di energia sono esenti da qualsiasi tassa e consentono di risparmiare notevolmente, soprattutto dopo la crisi energetica che ha inevitabilmente aumentato i costi in bolletta. La soluzione migliore resta il fotovoltaico: i pannelli di ultima generazione hanno rendimenti sempre migliori anche grazie alle nuove tecnologie che consentono di accumulare a costi più accessibili l’energia prodotta in eccesso per poi utilizzarla nei momenti di necessità come ad esempio nelle ore serali.
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